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I PERSONAGGI

Emile Lexert detto "Milò", il partigiano

Nacque a Vevey (Lausanne) il 14 aprile 1911. Nel 1934 si stabilì in Valle d’Aosta, dove era nata sua madre. Assunto con mansioni da impiegato, ma con salario di operaio, alla Cogne, nel 1941, Lexert, insieme ad altri, entrò a far parte della “Jeune Vallée d’Aoste”, organizzazione clandestina di autonomisti, di cui erano esponenti di spicco l’ingegner Binel, Antonio Caveri, Emile Chanoux e il canonico Bréan. Nel corso del 1942, organizzò alcune iniziative antifasciste e mise in piedi a casa sua una specie di «scuola» che teneva per un gruppo di giovani dipendenti della «Cogne»: qui si svolgevano delle conversazioni che avevano un ben preciso filo conduttore, essendo imperniate essenzialmente sulla teoria marxista Dopo l’8 settembre 1943, decise di dare vita a una banda partigiana nel vallone della Clavalité sopra Fénis. Lexert, col nome di battaglia “Milò”, organizzò il suo gruppo sulla base dell’autodisciplina e del senso del dovere di ogni singolo. Dopo una prima serie di azioni di sabotaggio, Lexert entrò in contrasto con Émile Chanoux, che gli ordinò di sospendere le attività per evitare rappresaglie contro i civili. Milò rifiutò e Chanoux favorì a quel punto due scissioni dalla banda: verso la fine di gennaio 1944, Celestino Perron (“Tito”) lasciò la banda di Lexert e si recò a La Magdeleine, dove fondò una sua banda indipendente, la Marmore, volta alla difesa della Valtournenche, sua valle di origine. Questa defezione sorprese Lexert, che la percepì come una sorta di tradimento, soprattutto dopo aver appurato che diverse armi erano state portate via da Perron. Lexert arrivò a ordinare ai suoi la ricerca e l’uccisione di Tito e ciò portò a un ulteriore inasprirsi delle tensioni tra Milò e il comitato militare aostano. Tra febbraio e i primi di marzo di quello stesso anno fu Silvio Gracchini (“Silvio”) a lasciare la banda di Lexert per unirsi con Chanoux e fondare il 13° Gruppo Chanoux a Trois Villes (bassa valle di St-Barthélemy). La banda Lexert non risentì particolarmente di queste defezioni e riuscì a mettere in pratica un programma di sabotaggi sempre più impegnativo. Il 23 aprile 1944 Lexert era nei pressi di Châtillon di ritorno da un sopralluogo alla condotta forzata della centrale elettrica di Covalou, in previsione di un sabotaggio. Qui però venne riconosciuto da una pattuglia fascista, che, dopo avergli intimato l’alt, lo accerchiò e, mentre egli cercava di fuggire nei campi lo uccise, a soli 32 anni. Eglì lasciò la moglie, Ida Summa (che circa un anno dopo venne arrestata a Fénis, dove era ospitata a casa di un partigiano e tenuta in carcere 50 giorni) e una figlia, Renata, di appena tre anni.

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