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LEGGENDE e RACCONTI

Il martirio di San Giuliano

In Valle d’Aosta, come in tutto l’impero romano, i primi cristiani subirono crudeli persecuzioni. Quando era loro risparmiata la vita, venivano condannati ai lavori forzati in miniera. San Giuliano fu deportato in quella di Misérègne, a Fénis. La durezza della pena che vi si scontava è espressa dal nome stesso della località, detta in latino vicus servorum misericordiam clamantium, villaggio degli schiavi invocanti pietà. Costretto dunque a lavorare in miniera, san Giuliano non smise di predicare la parola di Cristo, confortando i fratelli sofferenti. Per questo i suoi persecutori gli diedero il martirio, precipitandolo dall’altura dominante l’imboccatura del vallone di Clavalité, cui fu dato, appunto, il suo nome. Là dove il santo si sfracellò cadendo si eresse dapprima un oratorio, poi una cappella; la tradizione vuole che i resti mortali del martire siano racchiusi nello spessore del muro.

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